Indicativamente si dovrebbe sempre optare per una cifra elevata: il premio da corrispondere all’assicurazione varia relativamente di poco tra un massimale di €100.000 e uno di €500.000.
Ovviamente al momento della stipula non ci si augura mai di subire un infortunio, ma nel caso è meglio che l’indennizzo sia il più elevato possibile.
A questa scelta si aggiunge l’opzione di una diaria giornaliera da infortunio: questa cifra (che prevede sempre una franchigia, ossia un periodo in cui non viene pagata) può essere corrisposta solo in caso di ricovero, oppure in caso di applicazione di apparecchio gessato. Molti infortuni vedono l’applicazione di stecche o di tensoplast: in generale tale bendaggio è considerato inamovibile e assimilato al gesso.
La franchigia esiste (può esistere) anche per la menomazione: la compagnia la impone per evitare il contenzioso su lesioni banali. Può oscillare dall’1 al 5%, ma anche salire al 10% o al 33%.
Franchigie così elevate si ritrovano generalmente in polizze “di categoria”, cioè in polizze non individuali: ovviamente per esse non esiste margine di trattativa.
In tutti gli altri casi si deve valutare la convenienza: se si preferisce spendere poco e garantirsi contro danni grossi, o spendere qualcosa di più e avere una tutela anche per danni (lesioni) moderati.
Non si deve dimenticare che la polizza infortuni è un contratto privato, in cui una parte impone clausole ben definite: l’assicuratore, che quasi sempre è un broker, può suggerire polizze di altre società più consone ai desideri del cliente: attenzione solo a stipularne con compagnie conosciute per evitare il “dissolvimento” della compagnia che magari nel frattempo fallisce.
Dott. Maurizio Bruni